Romanzo d’esordio che si ispira a una vicenda realmente accaduta a Pisticci, piccola cittadina in provincia di Matera, nella seconda metà dell’800. Francesco Coriglione, avvisato dell’imminente morte del padre, don Pietro, rientra al paese da cui mancava da molti mesi. I rapporti tra i due non sono stati dei più sereni, ma nonostante le colpe che Francesco attribuisce al genitore, è consapevole di non essere immune da responsabilità in una vicenda che ha segnato le vite di entrambi. Mentre gli porge l’ultimo saluto, tra le mani del padre intravede la miniatura di una giovane donna e viene riportato a un passato lontano che aveva cercato di dimenticare per molti anni. Maggio del 1862, da pochi mesi il Paese è stato riunificato sotto la spinta della spedizione dei Mille. Mentre Francesco è dedito agli studi che gli permetteranno di affiancare il padre e lo zio come speziale nella farmacia di famiglia, non nasconde la sua simpatia per Vittorio Emanuele II. Con l’ingenuità tipica della gioventù è convinto che il mondo stia progredendo verso un futuro in cui non c’è spazio per ridicole convenzioni e pregiudizi. Per questo, innamoratosi della bellissima Celeste, confida che le resistenze del padre alla loro unione possano venire meno e che dopotutto anche gli attriti tra le due famiglie, i motivi venali che le tengono lontane, possano dissolversi. L’amore, è convinto Francesco, può sistemare ogni cosa. Ma a vent’anni, se è facile sognare, è anche facile perdersi. E una parola non detta, una critica gratuita, una maldicenza stizzosa, possono mutare il corso di un’esistenza.
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Complimenti Francesca!