Ieri a Varese è stato inaugurato il nuovo Ospedale Materno Infantile Filippo Del Ponte.
Ecco le parole di Emanuela Crivellaro, presidente de Il Ponte del Sorriso:
“È un grande giorno per noi. L’area pediatrica è a dir poco spettacolare e vedrete davvero qualcosa di unico al mondo. Per la Pediatria abbiamo donato tutti gli arredi e le attrezzature delle stanze, della sala giochi e della scuola. Pur avendo tempi strettissimi siamo riusciti a completarla: ogni stanza è a tema e persino i bagni sono ognuno diverso dall’altro.
Le pareti e i personaggi hanno un profondo significato.
All’uscita degli ascensori visitatori si trova un vero e proprio museo di sculture che Adriano Bozzolo ci ha donato. Anche questo allestimento è stato realizzato da noi.
Grazie di cuore a voi che ci avete sempre sostenuto e aiutato ad arrivare qui. Un abbraccio forte a tutti voi.”
L’associazione organizza per sabato 13 maggio una giornata di visite al nuovo Ospedale.
Per info: www.ilpontedelsorriso.com/sabato-13-maggio-al-nuovo-ospedale-materno-infantile
A seguire un’illustazione del progetto per l’ambientazione del nuovo Ospedale e una breve storia del Ponte del Sorriso.
Un bambino in ospedale non è un piccolo adulto, ma prima di tutto un bambino. È su questa filosofia che si basa tutto il progetto di ambientazione del nuovo polo materno infantile.
Nella vita di un bambino l’ospedalizzazione è un evento di natura molto complessa e delicata. Il vissuto di malattia, di sofferenza fisica, la separazione dalla famiglia e dalle abitudini della vita quotidiana, la perdita dei punti di riferimento, il passaggio da un ambiente familiare a quello inconsueto della vita di reparto, dove il bambino vive l’impotenza nei confronti di estranei che lo manipolano con strumenti potenzialmente minacciosi e a volte dolorosi, rendono il ricovero una situazione traumatica che può avere conseguenze anche gravi da un punto di vista psicologico, tanto da condizionare tutto il suo futuro. La famiglia stessa del bambino è sottoposta ad una condizione molto stressante, in quanto vive in uno stato di ansia, di incertezza, di timori.
Come possiamo aiutare un bambino ad affrontare la malattia, gestire la paura e superare con serenità l’esperienza del ricovero, in modo che possa addirittura diventare un’occasione di crescita? Realizzando un ambiente che lo faccia sentire sicuro e protetto, che stimoli l’immaginazione e l’apprendimento, valorizzando le energie creative del bambino.
La fantasia permette di sognare, di fantasticare l’impossibile, di varcare i confini dello spazio e del tempo, di evadere, di narrare e raccontare una realtà che, in quel momento, può apparire spaventosa. Questo consente al piccolo di elaborare quanto gli sta accadendo e di sostituire gli aspetti negativi legati alla malattia, con gli aspetti positivi che forme espressive appositamente studiate possono suscitare. I colori, i segni, le immagini, le forme, la musicalità delle sfumature cromatiche, diventano quindi, gli strumenti attraverso i quali il bambino malato riesce a metabolizzare il contatto con l’ospedale.
L’umanizzazione degli ambienti ospedalieri è una pratica ormai comune in molti ospedali ma spesso questa si limita alla realizzazione di opere pittoriche sulle pareti, prive il più delle volte di un progetto di coerenza interna che non tiene conto delle potenzialità dei variegati linguaggi dell’arte e della narrazione. Ci si rivolge a modelli commerciali molto sfruttati e preconfezionati, invece di ricercare altre forme espressive che stimolino la fantasia del bambino malato.
Il nostro obiettivo è sempre stato quello di garantire ai bambini un’assistenza sanitaria di eccellenza, che comprenda anche l’altra metà della cura, quella che si occupa della parte sana del bambino. Ecco perché nel nuovo ospedale, abbiamo investito tanto, davvero tanto, non solo in termini economici, ma anche di impegno, pensiero e risorse umane per realizzare un percorso di accoglienza unico, studiato nei minimi particolari per accostare colore, immaginazione, creatività, arte e narrazione, che diventano terapie produttrici di benessere.
Grazie al lavoro di due talenti dell’Accademia di Brera, Isabella Nardelli e Rugile Norkute, un’accurata assistenza grafica insieme alla nostra esperienza pedagogica in merito ai bambini ammalati è stato possibile realizzare una vera opera d’arte che va a coprire ben 2500 metri quadri di pareti, creando un ospedale davvero unico. Agli occhi dei bambini si apre un mondo di fantasia ma anche per gli adulti l’ambiente è una piacevole sorpresa e scoperta artistica ad ogni angolo.
Sono tre i personaggi che lungo tutti i corridoi accompagnano i bambini per non farli mai sentire smarriti in un luogo dove dovranno rimanere per un periodo e che non è la loro casa.
Matita è un piccolo riccio che, al posto degli aculei, ha delle matite colorate. Quando ha paura o non capisce quello che gli sta intorno, ne prende una e “colora” il mondo. Matita rappresenta il bambino coraggioso che, davanti alle difficoltà, non si arrende, ma trova il modo di risolvere le difficoltà che incontra. Accanto a lui vi è sempre un tipo strano, che non ha una fisionomia ben definita, che cambia dimensioni e forme, che gioca con Matita, vive con Matita e sembra un … soffio di vento. Soffio è il suo nome ed è la malattia. Non ha contorni precisi e bisogna imparare a conviverci, fino a quando non se ne andrà per sempre o sarà gestibile, nel caso di malattie lunghe o che durano tutta la vita. Soffio non ha mai un aspetto brutto e pericoloso, ma piuttosto birichino e giocherellone, affinchè si possa trasmettere speranza e fiducia nel bambino. Poi vi è un altro personaggio, al quale non è stato dato un nome, poiché è l’adulto equilibrato, pacato, che sorveglia e tiene sotto controllo la situazione. Sceglierà il bambino chi è, a seconda delle sue necessità: il medico, il genitore, il nonno, o magari l’insegnante. Lo scopriremo con ogni bambino.
Tutti e tre, Matita, Soffio e Chissà-come-si-chiama, affrontano con il bambino, un viaggio attraverso vari mondi e situazioni. Un viaggio che non si sa quanto durerà. Potrebbe essere per qualche ora al Pronto Soccorso, oppure alcuni giorni, oppure tanti giorni e tante volte.
Le stanze di degenza pediatrica riprendono scenografie che fanno diventare le camere un campo da calcio, oppure da basket, o l’isola dei pirati, o lo spazio, la fattoria, il circo, il luna park, la foresta, il castello, la magia, la scuderia e via via per dimenticare di essere in ospedale. Anche l’arredamento è stato scelto in modo accurato, una diversa colorazione, per ogni mobile o antina dell’armadio, che si integra nel tema. Persino i pomelli sono stati disegnati e stampati apposta, camera per camera, per riprendere i diversi soggetti. Anche i bagni sono intonati e differenti in ogni camera.
Per favorire l’orientamento dei bambini, in prossimità della propria stanza, il piccolo troverà un segnale di riconoscimento. Il fatto stesso che i corridoi riportino disegni ricchissimi di particolari e di dettagli, rende facile al bambino comprendere in quale punto del reparto si trova. Aiutare il piccolo ad orientarsi è molto importante per limitare in lui il senso di smarrimento che si prova quando si vive una situazione nuova che non si capisce bene. Ricca di giochi e colorata è naturalmente anche la sala giochi di ogni reparto, fulcro di tutte le attività creative e della terapia del sorriso. Sempre poste in un punto strategico, in modo da essere subito visibili, gli spazi gioco sono attrezzati in vari angoli: gioco simbolico, angolo pittura, cucina, stanza delle bambole, laboratorio espressivo, ecc. ecc.
L’ospedale è poi ulteriormente impreziosito da una collezione privata di statue di bronzo raffiguranti la maternità e la femminilità, che l’artista varesino Adriano Bozzolo aveva, alla sua scomparsa, lasciato in eredità alla nostra fondazione.
“Questa donazione è stata ideata pensando a mio padre e a tutti quegli umili e silenziosi artisti delle nostre valli, così spesso ignorati dagli uomini e dalla loro terra, certo che l’Ospedale Flippo Del Ponte, unico nell’interpretazione nuova di esigenze mediche e psicologiche per mamma e bambino, renda la degenza non solo cura, ma anche cultura”. E’ con queste parole che Adriano Bozzolo motivò le sue ultime volontà, raccolte dagli eredi, la moglie Fabia Medina Alvarado e il figlio Dario Bozzolo. 30 opere della sua collezione privata per creare nel nuovo polo materno infantile, quei percorsi di accoglienza unici ed innovativi nei quali lo scultore credeva, condividendo appieno la filosofia della fondazione. Una donazione di inestimabile valore artistico e culturale.
“Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Così Pablo Picasso parlava della propria pittura. I bambini sono forse le persone più vicine ad accogliere il messaggio dell’arte, perché la loro apertura mentale è maggiore di quella di un adulto. L’arte, nelle sue forme più varie, coinvolge infatti tutti i sensi del bambino e ne rafforza le competenze cognitive, socio-emozionali e multisensoriali. Durante la crescita dell’individuo, essa continua ad influenzare lo sviluppo del cervello, le abilità, la creatività e l’autostima.
I bambini riescono a ricordare meglio un’opera vedendola dal vivo, piuttosto che come immagine in un libro. Avere l’occasione di trovarsi faccia a faccia con l’opera d’arte stimola, senza dubbio, la memoria visiva, incentiva la voglia di imparare suscitando curiosità e insegna che è possibile trasformare le idee in realtà. Per questo motivo le opere non saranno chiuse da un vetro o in una teca, ma lasciate aperte.
Nella metà degli anni ‘80, la pediatria di Varese fu trasferita all’Ospedale del Ponte dall’Ospedale di Circolo, dove era ospitata al padiglione Dansi, fatto costruire appositamente per i bambini dall’omonima famiglia, in memoria di un figlio morto prematuramente. Tutto ciò avveniva nonostante i due ospedali fossero gestiti da due differenti amministrazioni, con la promessa che sarebbe stato creato un ospedale dei bambini. Ma c’era il Ponte da salvare, rischiava la chiusura e allora….i bambini sono così facili da usare. Da quel momento in poi, incomincia il “calvario” dei bambini ricoverati a Varese.
Nel 1992 viene fondato il COMITATO TUTELA BAMBINO IN OSPEDALE ed incominciamo a presentare le nostre osservazioni sull’inadeguatezza di questo ospedale che crea parecchi problemi ai bambini.
Tra il 2001 ed il 2002. Per anni abbiamo continuato a portare avanti le nostre istanze e il dr. Carlo Lucchina, finalmente decide di dare vita al tanto nominato ospedale dei bambini. Nel 2001 trasferisce la terapia intensiva neonatale e neonatologia e la ginecologia/ostetricia al Ponte, con la promessa che poco dopo sarebbero arrivate tutte le altre specialità, come la chirurgia pediatrica, l’urologia pediatrica, l’otorino e, soprattutto, il pronto soccorso pediatrico, che ancora oggi non c’è, ma vi è solo un punto di primo intervento.
2003 Arriva il dr. Rotasperti che blocca tutto e per i bambini perché vuole portare l’area pediatrica al Circolo. Propone alla nostra associazione alcune aree nel nuovo monoblocco, da lui individuate.
2006 dopo il dr. Rotasperti arriva il dr. Pampari. Tutto cambia un’altra volta. Niente di quanto promesso può essere fatto. In più, scopriamo che nel monoblocco non è possibile ospitare i bambini, perché assolutamente inadeguato in quanto progettato per gli adulti e nessun posto letto è stato accreditato come pediatrico. Per i piccoli ammalati, è di nuovo buio più totale.
Riprendiamo le “trattative” con il dr. Pampari e solleviamo un gran “polverone” affinchè si risolvano i problemi dei bambini. Scoppia il caso “Ponte o Circolo?”. Il 29 novembre 2006 il Sindaco convoca gli Stati Generali della Sanità, dai quali emerge la volontà da parte dei primari del dipartimento materno infantile, di voler rimanere al Ponte. A noi non importa dove, l’importante è che si realizzi il polo materno infantile.
Gennaio e maggio 2007 Incontriamo il dr. Carlo Lucchina, ormai DG Sanità della Regione per parlargli della nostra intenzione di cercare fondi sul territorio. Ormai disillusi che l’Azienda Ospedaliera si occupi dei bambini, pensiamo che l’unico modo sia raccogliere soldi per ristrutturare, almeno in parte, il Del Ponte.
A seguito delle nostre “pressioni” l’11 giugno 2007, finalmente, la Regione Lombardia, stabilisce definitivamente che l’Ospedale del Ponte sarà il polo materno infantile di Varese, a riferimento regionale. Il dr. Lucchina ha avuto un ruolo determinante.
Il 10 di luglio 2007 una delegazione composta dal DG dr. Carlo Pampari, Emanuela Crivellaro, prof. Luigi Nespoli, primario della pediatria, prof. Alessandro Salvatoni, vice primario pediatria, Don Roberto Rogora, Cappellano del Del Ponte, va a Firenze. Scopo della spedizione è di chiedere agli architetti che hanno progettato il Meyer, di fare uno studio di fattibilità per il Ponte.
Il 24 luglio 2007 l’architetto Giulio Felli del CSPE di Firenze viene a Varese a vedere il Ponte e accetta di realizzare uno studio di fattibilità, che viene pagato al 50% dall’Azienda Ospedaliera e al 50% da noi, a condizione che l’incarico venga appunto dato agli architetti di Firenze. Nel frattempo esce il bando per progetti emblematici della Fondazione Cariplo. Partecipiamo con l’Azienda Ospedaliera ed otteniamo un milione di euro.
Il 30 novembre 2007 lo studio di fattibilità viene presentato alla città, durante un convegno organizzato da noi con l’Azienda Ospedaliera, al quale partecipano moltissime autorità locali, provinciali e regionali, tra cui il DG Sanità Regione dr. Carlo Lucchina. Ormai il nuovo ospedale materno infantile è una realtà e viene anche ipotizzato un nuovo nome: Il Ponte del Sorriso.
2008 Diventa DG a Varese il dr. Walter Bergamaschi. Nel frattempo raccogliamo sempre più soldi e sempre più consenso del territorio. Proponiamo all’Azienda Ospedaliera di affidare la progettazione preliminare di tutto il Ponte del Sorriso, al CSPE di Firenze, offrendo sempre il 50% a copertura dei costi. Il 28 novembre 2008 la progettazione preliminare è pronta e viene presentata agli Stati Generali, riconvocati dal Comune di Varese.
2009 Verso la fine del 2009 diventa necessario approntare, dopo quelle preliminare, anche la progettazione definitiva. Sotto la nostra forte spinta, infatti, la Regione Lombardia comunica che si intravvede la possibilità che si apra una finestra di finanziamenti statali per 20milioni, ma occorre appunto una progettazione definitiva.
2010 Nei primi mesi si lavora velocemente per preparare la progettazione definitiva. Il COMITATO TUTELA BAMBINO IN OSPEDALE costituisce la fondazione IL PONTE DEL SORRISO ONLUS, con lo scopo di raccogliere fondi per sostenere il nuovo polo materno infantile. Il Ponte del Sorriso Onlus, paga interamente la progettazione definitiva, che viene donata alla Regione, per poter accedere ai finanziamenti statali. I 20 milioni vengono così ottenuti.
Non vi è dubbio che se la fondazione non avesse pagato le varie progettazioni, per 460mila euro in totale, l’ospedale probabilmente non sarebbe mai partito.
22 marzo 2010 posa della prima pietra del nuovo polo materno infantile e inizio dei lavori della prima fase di ristrutturazione.
Nell’autunno del 2012 viene abbattuto il padiglione Vedani ed è partito il nuovo padiglione dando il via alla seconda fase di ristrutturazione.
Inizio 2016 il nuovo padiglione è fisicamente pronto.
8 maggio 2017 inaugurazione del nuovo padiglione ma il nuovo polo non è ancora completo. Manca ancora la terza fase.
Dal 2010 la nostra fondazione ha investito in apparecchiature, attrezzature, accoglienza e donazioni varie all’ospedale che, comprendendo anche la Casa del Sorriso per ospitare le famiglie dei bambini ricoverati, si aggira intorno ai 3milioni di euro. Tutto ciò grazie ad un incredibile generosità dei cittadini verso l’Ospedale Del Ponte. Se aggiungiamo il milione di euro ottenuto grazie a noi da Fondazione Cariplo, raggiungiamo i 4 milioni di euro.
Solo per il nuovo padiglione abbiamo donato tutti gli arredi e le attrezzature, della degenza pediatrica e realizzato un percorso di accoglienza artistica unico al mondo, considerando anche le bellissime statue di bronzo dello scultore Adriano Bozzolo.